Gli imperdibili
Eracle arciere
Questo bronzetto è stato trovato scavando un pozzo a Contarina, nel Delta del Po. È stato prodotto in Etruria attorno al 500 a.C. In una mano regge una lepre, mentre nella mano che non c’è più aveva l’arco. Come facciamo a saperlo? Perché sotto il braccio ha la faretra, il contenitore per le frecce. Sulla testa porta un particolare berretto a punta e indossa una pelle di animale, forse un cervo. Chi rappresenta? Sicuramente è un cacciatore, forse un dio o un eroe del mito: secondo la tradizione si tratta di Eracle, il semidio dalla forza sovrumana.
Kylix attica a figure rosse
All’interno di questa coppa, chiamata kylix e utilizzata per bere vino, è raffigurato un uomo sdraiato su di un letto e appoggiato ad un morbido cuscino, mentre sta facendo ruotare una coppa reggendola con un dito della mano. È uno dei giochi con cui gli antichi Greci si dilettavano dopo aver bevuto vino in compagnia: vinceva chi riusciva a colpire il bersaglio lanciando le ultime gocce di vino contenute nella coppa.
Lekythos attica a figure nere
Questo grande vaso è stato prodotto ad Atene, in Grecia, ed è arrivato ad Adria trasportato sulle navi di antichi mercanti che solcavano le acque del Mediterraneo e dell’Adriatico. Destinato a contenere prezioso olio profumato, reca dipinto un episodio del mito di Eracle, eroe dell’antica Grecia, figlio di Zeus e di una giovane mortale, dotato di una forza sovrumana e famoso per le sue 12 fatiche. L’eroe, conquistata l’immortalità, sta salendo sull’Olimpo, dimora degli dei. Possiamo riconoscerlo dalla pelle di leone che gli copre il capo; lo accompagnato tre divinità: Atena alla guida del carro, Dioniso e Ermes.
Coppia di orecchini
Questa preziosa coppia di orecchini proviene da una tomba del V sec. a.C. Possiamo immaginare che la ricca signora alla quale appartenevano li amasse molto e forse per questo li ha voluti con sé anche per la sua vita ultraterrena. Sono realizzati in una sottile lamina d’oro e all’estremità sono decorati da una testa di ariete con grandi corna ricurve. Se li osservi con attenzione, noterai i dettagli dell’elegante lavorazione a rilievo.
La vita nell’aldilà
Gli antichi seppellivano i loro defunti insieme agli che li avrebbero accompagnati nella vita ultraterrena. Per questo motivo la maggior parte dei reperti custoditi nel museo proviene dalle tombe.
Questo è uno dei corredi funerari più ricchi esposti nella sezione etrusca del museo; proviene dalla necropoli di Ca’ Cima ed è datato all’inizio del V sec. a.C.; è composto da strumenti in ferro per cuocere la carne (5 grandi coltelli in ferro, alari per il focolare, un fascio di lunghi spiedi) e da pregiati vasi in bronzo e ceramica per bere il vino (brocche, mestoli e coppe). L’oggetto più pregiato è la brocca in bronzo: osserva l’ansa che rappresenta un giovane nudo tra due figure maschili semisdraiate e, in basso, due teste di cavalli alati.
Pendente in ambra a forma di anatroccolo
Da una tomba femminile etrusca proviene questo bel pendente in ambra a forma di anatroccolo (V sec. a.C.), prezioso ornamento probabilmente inserito in una collana. In epoca antica l’ambra è sempre stata molto ricercata e apprezzata, soprattutto per gli ornamenti femminili. Si tratta di una resina fossile proveniente dalle lontane coste del Mar Baltico; si riteneva addirittura che avesse poteri magici, che portasse fortuna e che proteggesse dalle malattie.
Pietra di forma triangolare
Questa grande pietra di forma triangolare segnava l’arrivo ad Adria di una importante strada romana che partiva da Rimini; la parte inferiore era inserita nel terreno mentre nella parte superiore, che rimaneva in vista, è incisa una iscrizione in lingua latina che ricorda Publio Popillio Lenate, il console romano che fece costruire la strada nel 132 a.C. I romani erano abili costruttori di strade, che consentivano di viaggiare rapidamente, agevolando i commerci e gli spostamenti degli eserciti.
Pregiati cavalli per un carro da guerra
La “Tomba della biga” è la più famosa sepoltura di Adria; proviene da una vasta necropoli a sud della città e risale al III sec. a.C. A renderla eccezionale sono gli scheletri di tre cavalli sepolti insieme ad un carro da guerra a due ruote. Due cavalli erano attaccati al carro mentre il terzo è stato sistemato dietro ad esso. Del carro, che era in legno, si conservano solo le parti in metallo come i cerchioni delle ruote e i copri-mozzi; vicino alle teste dei cavalli si possono vedere gli anelli per fissare le briglie ai morsi. Si tratta di animali pregiati, di razze provenienti dall’oriente, eccezionali per potenza e dimensioni.
Portaprofumi
Questo piccolo vasetto in vetro colorato è un contenitore per balsami profumati, molto apprezzati nel mondo antico sia da uomini che donne, utilizzati nella vita quotidiana ed anche nella cerimonie religiose e nei rituali funerari. Nell’antichità i profumi erano a base di olio di oliva: l’olio di oliva, infatti, non era utilizzato solo per l’alimentazione ma soprattutto per la cura del corpo, per idratare e pulire la pelle e per profumarsi. Se ne faceva anche un altro utilizzo: l’illuminazione! Con olio di qualità scadente, infatti, si alimentavano le lucerne.
Le tazze di Ennione
Queste tazze in vetro blu con una elegante decorazione a rilievo sono state fatte da Ennione all’inizio del I sec. d.C. Come facciamo a saperlo? Perché Ennione, orgoglioso delle sue opere che realizzava con la particolare tecnica della “soffiatura in stampo”, aveva l’abitudine di firmarle: il suo nome è riportato nel riquadro sulla superficie della tazza. La sua città di origine era Sidone, in area siro-palestinese. Per questo motivo l’iscrizione è in alfabeto greco.
Vetri colorati dalle molteplici forme
Questa particolarissima vetrina è la principale attrazione del museo: espone la preziosa collezione di vasi in vetro di I-II sec. d.C. Osserva quante varietà di forme e di colori: tazze, coppe, bicchieri, piatti, brocche, vassoi, portaprofumi. Ce n’è anche un oggetto in vetro giallo ambra che termina con una testa di lumaca: lo riconosci? È un corno potorio, un vaso per bere dalla forma molto originale! Con questi vasi venivano apparecchiate le tavole degli antichi romani: ma era anche consuetudine deporli nelle sepolture, dove le grandi olle esposte in alto servivano per raccogliere le ceneri dei defunti (ancora oggi conservate al loro interno). La vetrina è dotata di un particolare sistema di illuminazione, che alterna i colori delle luci nei singoli riquadri che la compongono. Un vero spettacolo!
Un tappeto di pietra
Questo è l’unico esempio di pavimento a mosaico conservato nel museo di Adria. È realizzato in tessere bianche e nere (I sec. d.C.) e molto probabilmente proviene dalla domus (casa) di un antico Romano. Le tessere compongono degli eleganti motivi decorativi: una treccia, cerchi che si intersecano formando quadrifogli, fiori a quattro petali e foglie di edera.
Il rituale di sepoltura
In età romana, nel I secolo d.C., il rituale di sepoltura prevedeva la cremazione. In questa tomba, le ceneri del defunto erano deposte all’interno della grande anfora segata, insieme agli oggetti che compongo il corredo. Alcuni di essi servono per l’offerta al defunto di bevande e di cibi: brocche, anfore, piatti, coppe, bicchieri, in ceramica o in vetro soffiato di vari colori. La moneta, invece, è l’obolo per pagare Caronte, il mitico traghettatore che trasportava le anime oltre il fiume degli Inferi, nell’ultimo viaggio verso l’aldilà. Ma c’è anche un gruppo di pedine circolari in vetro bianco e nero: evidentemente al defunto piaceva giocare!
Colombina portaprofumi
Questo delicato vaso a forma di colomba è in vetro soffiato dall’intenso colore blu cobalto; è stato travato all’interno di una tomba romana della prima metà del I sec. d.C., insieme ad altri oggetti che componevano il corredo funebre. Al suo interno conteneva un pregiato profumo, ultima offerta al defunto per la sua vita ultraterrena. Non trovi incredibile che, dopo 2000 anni, sia ancora perfettamente integro? Questo è possibile perché spesso, in epoca romana, le sepolture erano protette da cassettine formate da sei grandi tegole rettangolari o da grandi anfore private di collo e orlo.
Coppa a nastri policromi
Questa raffinata coppa è realizzata con una tecnica che ricorda i vetri murrini prodotti ai giorni nostri nell’isola di Murano, nella laguna di Venezia, famosi in tutto il mondo. Per realizzarla sono state utilizzate porzioni di canne di vetro di diverso colore e tipo, accostate l’una all’altra e fuse insieme in uno stampo così da ottenere una forma emisferica.
Sarcofago di Terentia Capitolina
Nel portico che circonda il giardino al centro del museo sono esposte le iscrizioni su pietra, che ci raccontano la vita religiosa e civile della città di epoca romana. I brevi testi scritti in lingua latina sono soprattutto di ambito funerario: vi potrai leggere i nomi degli antichi abitanti di Adria e conoscere la loro condizione sociale. C’è anche un sarcofago: realizzato in marmo nel II sec. d.C., è ornato da due amorini alati mentre l’iscrizione centrale ci racconta che è stato dedicato dal marito, Marcus Mustius Secundinus, alla moglie devotissima, Terentia Capitolina.
Portaincensi
Questo oggetto in bronzo proviene da un’antica villa romana scoperta dagli archeologi a San Basilio di Ariano Polesine, nel delta del Po. Ha la forma di un busto maschile: all’interno è vuoto perché serviva a contenere incensi profumati. Hai notato il suo aspetto esotico? I capelli sono molto ricci, a lunghe ciocche, inoltre porta folti baffi e una corta barba a due punte.
Una maschera portafortuna
A che cosa servirà questa curiosa maschera in terracotta? È un “oscillum”, cioè un oggetto che gli antichi Romani appendevano alle porte o tra le colonne dei porticati, in modo che il vento lo facesse oscillare. Erano considerati dei portafortuna: si pensava che proteggessero la casa dalle sciagure.